È sempre più crescente l’interesse a livello scientifico per un organo che, sin dalle origini, ha sempre fatto parte del nostro corpo: la fascia, una struttura di tessuto connettivo che ricopre muscoli, vasi sanguigni e nervi, unendo alcune strutture e permettendo ad altre di scivolare delicatamente l’una sull’altra.
Esistono diversi tipi di fascia, che si estendendo ininterrottamente dalla testa alla punta delle dita dei piedi e sono costituiti da strati distinti, a seconda delle loro funzioni e della loro localizzazione anatomica: fasce superficiali, fasce profonde e sottosierose.
La scienza e i suoi ricercatori sono concordi nel sostenere che una “fascia immobile”, o una cicatrice, possono creare pattern motori alterati e reazioni a catena anche molto complesse.
La difficoltà del professionista della fascia sta quindi proprio nel comprendere come si creano queste reazioni sotto l’influenza di un trauma, di posture scorrette o di un più frequente sovra uso.
Il sistema fasciale a questo proposito può essere considerato, infatti, a tutti gli effetti, un sistema 3D, perché è proprio nella sua tridimensionalità che queste reazioni a catena vanno ad agire.
La maggior parte delle tecniche di terapia manuale usate oggigiorno in ambito riabilitativo, anche se considerate efficaci nella cura del dolore, agiscono sui sintomi locali non considerando le continuità fasciali e quindi possibili problematiche a distanza silenti.
La metodica è sorretta da numerose ricerche anatomiche biologiche ed istologiche effettuate in alcune delle più prestigiose università europee di medicina.
Difatti la fascia non risulta essere una membrana uniforme stesa sotto la cute ma bensì:
Tutto ciò fa si che la metodica risulti essere una manovra terapeutica che, lavorando il tessuto connettivo e rendendolo più fluido, ne permette movimenti del corpo più fisiologici e funzionali.
Il tessuto connettivo di cui è composta la fascia è l’unico tessuto che sottoposto a stress modifica la sua consistenza, recuperando la sua elasticità se sottoposto a manipolazione.
La manipolazione fasciale è una terapia manuale basata su un semplice principio, il “MANUS SAPIENS POTENS EST”, ovvero la mano del terapista cura efficacemente il problema solo se chi la muove conosce l’origine.
La salute di un qualsiasi organo o apparato del corpo è quindi il risultato di un efficiente equilibrio tra le parti. Ad esempio, nell’apparato locomotore l’equilibrio è dato da una postura armonica sia statica che dinamica e ogni patologia è la conseguenza della disfunzione tensionale fra molti punti, non sempre vicini alla zona di percezione del dolore.
Ogni terapeuta della fascia, durante ogni seduta di trattamento, raccoglie dati, pensa a possibili soluzioni, percepisce le varie alterazioni fasciali, lavora sulla fascia e si confronta con il risultato.
E’ proprio quest’ultima parte che rende il metodo assolutamente innovativo, in quanto al termine di ogni seduta ci dovrà essere un risultato positivo.
Fonte: dott. Andrea Lazzari, “Manipolazione fasciale. La nuova frontiera della fisioterapia”, in Como&dintorni, n. 134, marzo 2016, pp. 142-143